Gaio Plinio Secondo (Plinio "il Vecchio") nacque a Como nel 23 o 24 d.C da una ricca famiglia di rango equestre, e morì durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Fu zio materno e padre adottivo di C. Plinio Cecilio Secondo (Plinio "il Giovane"). Educato a Roma, intraprese la carriera militare; fu ufficiale di cavalleria in Germania ai tempi di Claudio; sotto Vespasiano, di cui fu amico, ebbe l'incarico di procuratore imperiale in varie province.
Sotto il principato di Vespasiano si dedicò alla sua opera maggiore: la Naturalis Historia. L'ultimo incarico ne decise la sorte: prefetto della flotta imperiale di stanza a Miseno in Campania, si trovò ad affrontare l'emergenza della terribile eruzione del Vesuvio. Imbarcatosi immediatamente con quattro navi per curiosità scientifica e per soccorrere la popolazione, morì a Stabia per soffocamentoil 24 agosto del 79 d.C.
La sua tragica fine è descritta dal nipote Plinio il Giovane in una famosa lettera a Tacito. Da lui si apprendono anche altri particolari della sua biografia e della sua personalità di integro ufficiale e di appassionato infaticabile studioso e ricercatore.
La Naturalis Historia abbraccia tutti gli aspetti del regno della natura (cosmologia, astronomia, geografia, etnografia, antropologia, fisiologia, zoologia, botanica, farmacologia e medicina, mineralogia, arti figurative); Plinio stesso dice di aver letto e sfruttato duemila volumi di cento principali autori greci e latini, cui si aggiunsero molti minori. L'opera si inserisce nella tradizione enciclopedica assai viva tra i Romani con maggior vastità di disegno e abbondanza di dati e minore organicità. Manca a Plinio una concezione filosofica ben salda, uno spirito critico e le doti di osservatore scientifico. Il testo costituisce tuttavia una fonte preziosissima per gli studi archeologici, per la ricchezza di notizie sulla vita e le opere degli artisti antichi.
L'opera godette di grandissima fortuna e fu fonte inesauribile di dati e di notizie per gli antichi. Nel Medioevo fu usata come testo scolastico; fu ammirata da Dante e da Petrarca e consultata con interesse ancora nel periodo rinascimentale.
A Plinio Seniore viene attribuita la celebre espressione "Nulla dies sine linea" ("Non lasciar passare neanche un giorno senza scrivere una riga").